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| Un'importante porzione de L'Allegria (1931) è costituita da ricordi della vita civile di Giuseppe Ungaretti, che però in qualche modo la guerra ha contribuito rievocare. La guerra è, dunque, il momento, l’occasione che induce alla meditazione sui grandi temi della vita e della morte, sui temi dell’amore e della trascendenza. I versi che compongono In memoria (1916) sono incentrati proprio su un fatto riguardante la sfera personale dell'autore: la poesia rievoca la sfortunata vita dell'amico Moammed Sceab, suicida nel 1913, con cui il poeta aveva condiviso l'indirizzo di Parigi, all'albergo di rue des Carmes, nel quinto arrondissement...
IN MEMORIA. Locvizza il 30 settembre 1916.
Si chiamava Moammed Sceab
Discendente di emiri di nomadi suicida perché non aveva più Patria Amò la Francia e mutò nome
Fu Marcel ma non era Francese e non sapeva più vivere nella tenda dei suoi dove si ascolta la cantilena del Corano gustando un caffè
E non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono
L’ho accompagnato insieme alla padrona dell’albergo dove abitavamo a Parigi dal numero 5 della rue des Carmes appassito vicolo in discesa.
Riposa nel camposanto d’Ivry sobborgo che pare sempre in una giornata di una decomposta fiera
E forse io solo so ancora che visse
Moamed Sceab si toglie la vita perché si sente senza radici (déraciné). Esule in Francia e nel proprio paese, subisce una crisi di identità. Rimane come sospeso tra la tradizione, che ha lasciato alle spalle, e il nuovo orizzonte culturale, non sufficientemente interiorizzato. La condizione di dericinè di Moammed rispecchia molto da vicino quella del poeta che, pur di origine italiana, era nato in Egitto, da dove era successivamente emigrato in Francia. Anche il poeta si era sentito “senza patria” in rue des Carmes.
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